Oggigiorno vi sono 916 lingue a rischio estinzione. Ethnologue, il progetto di ricerca che si occupa di studiare e catalogare tutte le lingue ad oggi conosciute, si ritrova altresì a doverne valutare il loro “stato di salute”. E per una lingua, l’estinzione è peggio della morte. Una lingua morta come il Latino, ha perso tutti i suoi madrelingua ma è tutt’oggi studiata perché considerata patrimonio culturale.
Contrariamente, l’estinzione ha luogo nel momento in cui non vi è più nessuno a parlare una data lingua né a provvedere alla sua conservazione. Attualmente l’ultima lingua a essersi estinta è il Klallam, parlata fino al 2014 nello stato di Washington da una comunità di nativi americani.
Ciononostante una lingua può essere rivitalizzata come è avvenuto nel caso dell’Ebraico, passata da lingua sacra del Giudaismo a lingua corrente parlata nello stato di Israele. All’estinzione, però, non vi è probabilmente alcun rimedio.
Alcune tra le lingue a serio rischio di estinzione posseggono delle interessanti curiosità. Una di queste è il Kusunda, lingua senza alcuna connessione con altre lingue, parlata nell’ovest del Nepal. Essa era stata considerata estinta fin quando nel 2004 alcuni ricercatori sono riusciti a trovare otto persone che ancora la parlano.
Il Khomani è una lingua parlata da meno di dieci anziani nel parco nazionale del Kalahari Gemsbok in Sudafrica. Si tratta di una lingua piuttosto curiosa per via dei suoi suoni che ricordano vagamente dei “click” o quello che in inglese viene indicato con l’espressione “tsk!”.
L’Ainu viene parlata dall’omonimo gruppo etnico nell’isola giapponese di Hokkaido. Essa presenta delle somiglianze con il Giapponese ma possiede dei verbi particolarmente complicati, alcuni dei quali incorporano il significato di un’intera frase in un’unica parola. Così l’Ainu Association of Hokkaido è nata col preciso scopo di mantenere in vita questa lingua, organizzando delle lezioni in alcune aree del Giappone.
Ecco perché è così possibile salvare una lingua dall’estinzione tramandandola ai posteri attraverso simili iniziative ma è comunque necessario l’impegno da parte di chi ritiene di avere un legame con quell’eredità identitaria lasciata dal gruppo etnico che la parlava, poiché ogni lingua è un patrimonio e come tale va trattata.
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