Martedì 16 Settembre si è giocata, allo Juventus Stadium di Torino, la partita, valida per la prima giornata del girone di qualificazione del gruppo A di Champions League, Juventus – Malmoe FF.
A dovere di cronaca, occorre segnalare la vittoria dei padroni di casa per due reti a zero.
Una normale partita di calcio, come tante altre, nella quale una squadra italiana era coinvolta.
Ciò che mi ha colpito del match, come italiano attualmente residente all’estero, è il fatto che, al momento di consegnare la lista dei calciatori conoscenti una lingua straniera, solamente un giocatore (Chiellini) sugli 8 italiani della Juventus, ha dichiarato di padroneggiare la lingua d’Albione per parlare con l’arbitro, il polacco Marciniak.
Tra gli Svedesi del Malmoe, tutti gli undici giocatori che sono scesi in campo hanno dichiarato di parlare inglese.
Anche se il risultato sul campo alla fine della partita è stato quello di una netta vittoria dei padroni di casa, il risultato linguistico parla chiaro.
Gli Scandinavi surclassano gli italiani per quanto riguarda la padronanza delle lingue straniere.
Certamente, l’esempio riportato non deve e non può essere preso come uno spaccato dell’italiano medio.
Gli 8 giocatori Italiani presi in analisi, 7 dei quali hanno dichiarato di non poter parlare inglese, in caso di necessità di comunicare con l’arbitro, non possono rappresentare la situazione del rapporto con le lingue straniere dell’Italia in generale. In ogni caso, questo episodio ci dovrebbe far riflettere.
Quali sono le motivazioni del nostro stato di arretratezza in materia di lingue straniere?Forse un’ inadeguatezza didattica nella scuola?
In tutta franchezza, non credo che gli Svedesi, o chi per loro, siano più “portati” di noi nell’apprendimento di una lingua straniera.Perchè in Italia non ci rendiamo conto che le lingue straniere sono motivo di vanto e arricchimento personale?
Forse sarebbe un valido punto di partenza per evitare altre situazioni imbarazzanti come quella in cui quasi un’intera squadra di calcio, in contesti internazionali, dichiara di non poter parlare la lingua che in altri Paesi padroneggiano sin da piccoli.
Partendo da questi piccoli dettagli potremmo seriamente fare in modo che la nostra volontà di primeggiare, non rimanga solo legata al pallone di cuoio calciato in campo.
Marco Gualdi.