Traduzione audiovisiva: definizione, storia, tecniche e applicazioni
Quanti sono i campi di applicazione della traduzione? Per capirlo bisogna fare un passo indietro, partendo dalle origini. Per traduzione si intende il sistema tramite il quale una lingua di partenza viene resa una di arrivo. Il traduttore deve fare in modo di mantenere quanto più possibile le strutture originarie, in modo da avere significati superficiali delle due lingue relativamente simili. Come? Conoscendo il contesto culturale a cui ci si riferisce. Non si traduce, dunque, solo da una lingua a un’altra, ma da una cultura all’altra, cogliendo e decifrando tutti i fattori extralinguistici. L’esempio tipico è quello della traduzione audiovisiva, che riguarda la resa di testi multimodali in un’altra lingua e cultura, comportando l’utilizzo di un sistema multimediale durante la traduzione. Vediamo nello specifico di cosa si tratta, quando nasce e quali sono i tipi di traduzioni audiovisive.
Cosa si intende per traduzione audiovisiva
Tradurre dialoghi di un prodotto audiovisivo dalla lingua di origine a quella di destinazione. Quando ci si riferisce alla traduzione multimediale, si parla di un tipo ben definito di trasferimento linguistico. Si parte, dunque, da semiotiche differenti e non soltanto dall’aspetto verbale. I prodotti audiovisivi o multimediali sono quelli che utilizzano strumenti comunicativi di tipo diverso, come ad esempio testo, grafica, suono o animazione. Si tratta di tutti quei prodotti, come ad esempio i film o le serie tv, che comunicano tramite due canali: acustico e visivo.
La traduzione audiovisiva interviene pertanto sulle battute e sui dialoghi presenti, con l’obiettivo di permettere la diffusione di un prodotto in un mercato diverso rispetto a quello d’origine. Sono forme particolarmente conosciute di traduzione audiovisiva l’adattamento dei dialoghi, che può essere finalizzato al doppiaggio o al sottotitolaggio. Ovviamente, però, non sono le uniche. Una sempre maggiore attenzione verso gli utenti portatori di disabilità sensoriali ha accresciuto l’interesse verso le forme di traduzione audiovisive con finalità inclusive.
Il compito del traduttore è quello di considerare ogni modalità semiotica, in quanto ciascuna porta un significato necessario per la comprensione finale. Questi deve così saper affiancare il senso degli elementi non verbali a quelli verbali. Le maggiori difficoltà che incontra chi si cimenta nella traduzione audiovisiva è proprio quella di riuscire a minimizzare gli effetti delle influenze inevitabili nel passaggio dal linguaggio di partenza a quello di arrivo.
Quando nasce la traduzione audiovisiva
Le origini della traduzione audiovisiva si possono far risalire agli anni Trenta del ‘900. La nascita del cinema sonoro ha infatti reso nitida l’esigenza di tradurre i film importati. Il boom della produzione di pellicole cinematografiche è stato così accompagnato dalla necessità di ampliare le strategie di traduzione multimediale. Inoltre proprio in questo periodo lo studio della traduzione audiovisiva è stato approfondito e arricchito, facendo nascere molteplici tipologie di traduzione e un glossario legato al settore.
Nel cinema muto, le informazioni chiave o le descrizioni venivano passate con cartelli testuali tra una scena e l’altra. La traduzione di questi paratesti o paratitoli non era di particolare complessità, in quanto il film senza audio – per l’appunto – era facilmente adattabile grazie alla mera traduzione del cartello. Con gli anni, però, il discorso si è fatto via via più complesso. Le modalità di traduzione audiovisiva sono numerose, così come le applicazioni in diversi settori.
Tipologie di traduzione audiovisiva
Simil sync, voice over, respeaking. Quando si parla di tecniche legate al mondo è inevitabile prendere contatto con queste definizioni. La traduzione audiovisiva si può applicare a differenti settori, come cinema, teatro, pubblicità, televisione e nella comunicazione. Proprio a causa delle differenti applicazioni, le tipologie di traduzione audiovisiva sono svariate. Il più ovvio è il doppiaggio, che è una modalità di traduzione interlinguistica (cioè tra due lingue differenti), dove non solo il testo è tradotto e adattato, ma viene posta attenzione anche alla sincronizzazione labiale. Un’altra applicazione molto diffusa di traduzione audiovisiva è la sottotitolazione. Per molti paesi è stato (ed è tuttora) a lungo il metodo più efficace per tradurre, importare e distribuire pellicole cinematografiche straniere. In Italia siamo abituati a vedere i film tradotti e doppiati, anche grazie alla nostra scuola di doppiaggio famosa in tutto il mondo, ma non è ovunque così. Basti pensare a Paesi più piccoli, come il Belgio, o dalle lingue meno parlate, come la Finlandia, dove i costi di doppiaggio non sono ammortizzati e dove si preferiscono, anche culturalmente, i sottotitoli. La sottotitolazione è quella pratica linguistica che mostra, in sovrimpressione, il testo del dialogo originale. Il testo può essere tradotto nella lingua d’arrivo, ma è diffusa anche – specie tra chi vuole impratichirsi con le lingue straniere – quella che riporta lo stesso testo della lingua parlata. Esiste perfino una sottotitolazione doppia che mostra le due lingue, quella di partenza e quella di arrivo. Una variante dei sottotitoli per cinema e serie tv è quella dal vivo, di solito utilizzata nelle trasmissioni in diretta e rivolta alle persone con problemi uditivi. Si tratta di sottotitoli, tradotti nella lingua d’arrivo, inseriti in tempo reale. Similmente, la sottotitolazione per persone non udenti è arricchita da segnali onomatopeici e indicazioni di suoni e rumori, per consentire anche a chi ha questo tipo di disabilità di godere delle sfaccettature sonore di una pellicola.
Il voice over, o voce fuori campo, è una tecnica molto sfruttata nel cinema, in pubblicità e in televisione. Consiste nell’aggiunta di testo recitato fuori campo. L’esempio più tipico di voice over (o speakeraggio) è il documentario: mentre la televisione mostra una scena del mondo animale, la voce del presentatore illustra allo spettatore quello che sta succedendo.
Le principali metodologie di trasferimento linguistico
Le tecniche di traduzione audiovisiva sono molto complesse e si portano dietro storia e tradizione ultradecennali. Il linguista Yves Gambier individua ben tredici forme di trasposizione linguistica utilizzate nel campo audiovisivo. Otto di queste sono dominanti, mentre altre cinque sono definite “challenging”, ovvero più complesse ed impegnative. Quelle dominanti sono:
- Sottotitolazione interlinguistica
- Interpretazione consecutiva
- Interpretazione simultanea
- Doppiaggio
- Commento libero
- Voice-over
- Traduzione simultanea
- Produzione multilingue
Quelle definite challenging sono invece:
- Traduzione degli script (sceneggiature e copioni)
- Sottotitolazione simultanea o in tempo reale
- Sopratitolazione
- Audiodescrizione per non vedenti
- Sottotitolazione interlinguistica per sordi
Anche questa classificazione, elaborata nei primi anni del nuovo millennio, sembra tuttavia ormai superata. Il settore audiovisivo è infatti in continua evoluzione e produrre un contenuto multimediale che funzioni, declinato in lingue diverse da quelle di origine, è un processo delicato e non facile. Sapersi districare tra le diverse metodologie come sottotitolazione in tempo reale (live subtitling), respeaking e fansubbing è un lavoro per specialisti. Per questo affidarsi a un team di professionisti, di linguisti per la traduzione audiovisiva significa apporre un importante tassello nel futuro successo del prodotto. Noi di Global Voices vantiamo un team di traduttori professionisti in grado di assicurarvi una traduzione multimediale attenta, che riesca a conservare le sfumature del messaggio originale e riportarlo con successo nella cultura e nella lingua di arrivo.